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giovedì 20 novembre 2008

SOLARE A CONCENTRAZIONE, PARTE IL PROGETTO RUBBIA

Con la firma del contratto nella sede romana di Medio Credito Centrale parte il progetto del premio Nobel per sviluppare le tecnologie del solare termico a concentrazioni


Il laboratorio vedrà la luce nella zona industriale di Macchiareddu, con l’obiettivo di dimostrare la possibilità di realizzare la produzione di energia elettrica dal solare termico a concentrazione. Ora è stato firmato il contratto del progetto finanziato dal Miur, nell’ambito del Bando per i Laboratori Pubblico-Privati che lega il Crs4, l’Università di Cagliari, Sardegna Ricerche e le aziende Sapio e Rtm, con uno finanziamento di 9,7 milioni per la ricerca industriale (cofinanziato dai partner per il 50%) e 1,7 milioni per la formazione (finanziata dal Miur).
Anche la Regione ha considerato strategico questo tipo di investimento ed ha appoggiato concretamente l’iniziativa. “Estate Lab”, questo è il suo nome, viene coordinata dal Crs4 e affiancata, come partner, dal Dipartimento di Ingegneria meccanica dell’Università di Cagliari (per la strumentazione e raccolta dati), Sardegna Ricerche (per la realizzazione del dimostratore) e due imprese: Rtm (per lo sviluppo degli specchi) e Sapio (per la gestione dei fluidi termovettori).
L’impianto dovrà dimostrare la praticabilità della via efficiente, pulita e competitiva di produzione di elettricità dalla concentrazione della radiazione solare, per poi passare alla produzione di calore ad alta temperatura (550°). Il dimostratore sarà realizzato con specchi parabolici lineari (200 metri) capaci di produrre una potenza massima totale di quasi 0,8 MW termici. In questo modo gli specchi riscaldano l’elio nell’impianto, a pressioni tra 10 e 20 atmosfere. Il calore che ne risulta, è convogliato alla turbina per la produzione di energia elettrica. Inoltre questo calore verrà conservato in un sistema capace di stoccare circa 7,2 MWh termici e potrà generare elettricità quando il sole non c‘è. Ulterori attività saranno quella di analisi del comportamento dei gas, utilizzati come fluidi che trasferiscono il calore, poi lo sviluppo di nuovi tubi raccoglitori e di un meccanismo di conservazione del calore grazie ad elementi ceramici a basso costo.

Fonte: rinnovabili.it

mercoledì 19 novembre 2008

APRE "SOLAR LAB", IL LABORATORIO PER LA RICERCA E L'INNOVAZIONE NEL FOTOVOLTAICO

Inaugurato ad Urbisaglia, in provincia di Macerata, il laboratorio di ricerca per l'innovazione nel fotovoltaico, SolarLab. L'obiettivo è dimezzare i costi e raddoppiare la resa dei pannelli fotovoltaici.

L'Italia si pone all'avanguardia nel settore. L'iniziativa è promossa da Renergies Italia - società del Gruppo AFIN in collaborazione con il dipartimento di Fisica dell'Università di Camerino. Si è svolto sabato 15 novembre presso lo stabilimento produttivo di Renergies Italia il taglio del nastro che inaugura SolarLab. Il laboratorio di ricerca realizzato in collaborazione con l'Università di Camerino si avvale delle competenze e dell'esperienza di un gruppo di ricercatori prestigiosi, tra cui: Roberto Murri, docente di fisica generale presso l’Università di Camerino e direttore SolarLab; Nicola Pinto, docente del dipartimento di Fisica dell'Università di Camerino e direttore del master in energie rinnovabili; Lorenzo Morresi e Marco Ficcadenti, ricercatori.Le attività di ricerca riguardano la crescita e la caratterizzazione delle proprietà elettriche e ottiche di materiali semiconduttori, sia in forma di volume, sia di strati sottili. I punti principali della ricerca per SolarLab sono tre.Il primo riguarda la misura e la caratterizzazione delle proprietà elettriche e ottiche del silicio di grado solare.L'obiettivo è produrre materiale per substrati a basso costo destinati alla costruzione di celle solari a film sottile.La seconda linea di ricerca è attualmente la più innovativa all'interno del laboratorio. SolarLab punta a costruire in un arco di tempo di tre anni prototipi di celle a film sottile: il fotovoltaico di terza generazione. Con questo termine si intendono dispositivi ad alta efficienza di conversione, il doppio di quelli oggi disponibili. Inoltre i costi di produzione saranno ridotti del 40-50%. Efficienza e riduzione dei costi sono i due fattori determinanti per la diffusione dell'energia fotovoltaica nell'ambito domestico e industriale.

La ricerca mira a portare una svolta nel comporto delle energie rinnovabili.Dice Roberto Murri, direttore di SolarLab: "Il progetto che intendiamo sviluppare combina innovazioni sia in termini di struttura di cella fotovoltaica, sia di processo tecnologico", - e continua: "Il prototipo di terza generazione sarà immediatamente trasferibile a una linea di produzione industriale e ciò permetterà di ottenere vantaggi concreti sul mercato del fotovoltaico. Dal punto di vista tecnico, il prototipo sarà basato sull'utilizzo di film sottili di silicio, o sue leghe, e nanoparticelle o "Quantum Dots" (QD) di silicio cristallino”. Alcuni campioni di film contenenti QD sono stati già realizzati presso il dipartimento di Fisica dell'Università di Camerino. SolarLab avvierà inoltre studi e sperimentazioni con l'obiettivo di utilizzare materiale a basso impatto ambientale e ottimizzando l'impiego delle risorse rispetto alla produzione tradizionale del dispositivo. La terza linea di ricerca riguarda il miglioramento della struttura e del processo produttivo delle celle a wafer di silicio, per l'incremento della loro efficienza.

Fabrizio Longa, amministratore delegato del Gruppo Afin Spa, società che controlla Renergies, dice: "SolarLab sintetizza il nostro modo di intendere le attività di Ricerca e Sviluppo. Fare ricerca oggi significa contribuire allo sviluppo industriale della filiera delle rinnovabili, significa contribuire in modo concreto all’evoluzione di una nuova politica dell'energia, quanto mai necessaria per il rilancio del relativo comparto industriale italiano. L'investimento in ricerca e sviluppo che il nostro gruppo sta sostenendo oggi dovrebbe portarci a realizzare soluzioni competitive in termini di innovazione dei materiali utilizzati e di rendere sostenibili anche i costi di produzione”.Stefano Leoperdi, presidente di Renergies Italia afferma: "Il progetto SolarLab è un bell'esempio, unico in questo settore nel nostro Paese, di interscambio e spostamento di ricercatori e attrezzature dalle sedi istituzionali dell'università all'interno dell'azienda. Il nostro obiettivo è duplice, accrescere la competitività di Renergies sul mercato e favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Oggi fare fotovoltaico significa guardare al futuro ed essere preparati alle tecnologie ed ai materiali di terza generazione. Per noi SolarLab è un modo attuale di fare impresa e costituisce un’opportunità per lo sviluppo e la diffusione dell'energia fotovoltaica".
SolarLab è candidato a inserirsi in un’iniziativa dal respiro più ampio: quella del Parco Scientifico di Tortona che raggruppa le eccellenze nell’ambito della ricerca, sviluppando importanti sinergie con il mondo imprenditoriale. Ricerca, formazione e innovazione in un’ottica di mercato sono i principi su cui si basa l’attuale produzione di Renergies Italia, ma anche i valori dai quali l’azienda guarda al futuro.

Fonte: www.italianinnovatio.it

martedì 18 novembre 2008

Austria: centrale nucleare trasformata in impianto solare

Mentre in Italia si parla con una certa insistenza del ritorno all’energia nucleare c’è chi, non molto lontano da casa nostra, con questo tipo di energia proprio non vuole averci più nulla a che fare e decide di cancellarne addirittura le tracce. Tutto questo succede in Austria, dove la centrale nucleare di Zwentendorf, non molto distante da Vienna, sta per essere convertita in impianto di generazione elettrica da fonte solare.

La centrale in questione venne ultimata nel 1978, ad un costo di circa 380 milioni di euro, e sarebbe dovuta essere la prima di sei centrali nucleari del Paese. Nel 1999, il governo austriaco ha rinunciato (scrivendolo nella costituzione) definitivamente al nucleare, abbandonando quindi l’idea di attivare la centrale di Zwentendorf. All’impianto è comunque rimasta la licenza per la produzione di energia, la quale è stata acquistata nel 2005 da EVN, il cui progetto, come detto, sarà quello di convertirlo in impianto solare.

Fonte: ecoblog.it

Coldiretti: decolla in Italia l'elettricità da biomassa

Il nuovo disegno di legge sull’incentivazione degli impianti alimentati a agroenergie illustrato oggi a Bologna in un’incontro organizzato dalla Coldiretti

La produzione elettrica da biomassa, come nuova frontiera della moderna agricoltura, è entrata a pieno titolo nell’EIMA 2008, l’Esposizione internazionale di macchine per l’agricoltura, in corso in questi giorni a Bologna. Lo stesso ministro Zaia intervenuto all’inaugurazione del Salone aveva indicato le agroenergie, siano esse colture energetiche, residui di potature o letame proveniente dagli allevamenti, come parte cruciale della “terza rivoluzione industriale”. “E’ l’agricoltura che produce energia, – aveva commentato – un aspetto, questo, che rivoluziona il nostro modo di pensare e contribuisce a dare alle imprese agricole un ruolo di primo piano nelle strategie di sviluppo del nostro futuro”. E un passo avanti in tal senso si è registrato disegno di legge, già discusso in Consiglio dei Ministri, che mette a punto un sistema incentivante per l’energia elettrica prodotta da impianti alimentati a biomassa, con l’obiettivo di assicurare l’avvio dei necessari finanziamenti al settore agroenergetico. Ad illustrare il contenuto del nuovo testo è stata oggi la Coldiretti nel corso di un incontro interno all’EIMA: “Il disegno di legge – spiega la Coldiretti – introduce una tariffa omnicomprensiva di 0,28 euro/kW in ‘Conto Energia’ per l’energia prodotta da impianti di potenza inferiore ad 1 MW alimentate a biomasse e biogas”. Il testo proposto si inserisce anche nell’annosa questione della cumulabilità degli incentivi stabilendo che “per impianti di proprietà di aziende agricole, agroalimentari, di allevamento e forestali, alimentati a biomasse e biogas l’accesso alla tariffa sia cumulabile con altri incentivi pubblici di natura nazionale, regionale e locale o comunitaria in conto capitale o in conto interessi con capitalizzazione anticipata non eccedenti il 40% del costo di investimento”. Un’opportunità importante dunque, soprattutto alla luce di recenti studi, riportati oggi dal presidente dell’Organizzazione Sergio Marini, secondo cui attraverso l’utilizzazione delle fonti rinnovabili dell’agricoltura si può arrivare a coprire oltre il 13%del fabbisogno energetico nazionale, risparmiando all’ambiente 12 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente l’anno. “Il testo necessità però – ha concluso Marini – di adeguati miglioramenti per valorizzare l’energia prodotto da biomasse locali, la cosiddetta filiera corta, ed evitare che i vantaggi ambientali acquisiti siano vanificati con l’importazione di biomasse che hanno dovuto subire lunghi trasporti con mezzi inquinanti”.

Fonte: rinnovabili.it

sabato 15 novembre 2008

Rinnovabili: firmato l'accordo tra GSE e Corte Costituzionale

La convenzione si ispira ad analoghi modelli già definiti dal Gestore dei Servizi Elettrici ed è solo l’ultima di un lungo elenco

La promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica sono alla base di varie intese definite dal Gestore dei Servizi Elettrici in questi ultimi tempi. L’ultimo accordo in materia risale a questa mattina ed è stato firmato con la Corte Costituzionale. La convenzione nasce dalla necessità della Consulta di collaborazioni nel settore del risparmio energetico e dello sviluppo delle energie alternative, per promuovere progetti di riduzione dei consumi e di realizzazione di interventi per l’efficienza energetica da attuare presso le proprie sedi. Al GSE il compito di fornire all’Amministrazione attività di consulenza e assistenza tecnica e giuridica per l’ottimizzazione della gestione energetica e il contenimento delle relative spese e l’avvio di appositi corsi di formazione riservati al personale. La notizia arriva solo a poche ore dall’annuncio di un altro protocollo d’Intesa siglato dall’ad del Gestore dei Servizi Elettrici, Nando Pasquali, e dal Presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, presentato in occasione del Convegno ‘Generazione distribuita: soluzioni per il risparmio energetico e l’utilizzo degli incentivi per la produzione di energie rinnovabili’. L’accordo di durata triennale, anche in questo caso affida al GSE attività di supporto per la diffusione della consapevolezza sui temi dell’energia prodotta da fonti rinnovabili ed attività di consulenza per l’accesso agli strumenti di incentivazione. Inoltre il Gestore affiancherà Legacoop nell’elaborazione di studi e approfondimenti finalizzati alla definizione di Linee Guida per l’utilizzo di fonti pulite e per il risparmio energetico da parte delle imprese cooperative, ed anche in eventuali iniziative di promozione e diffusione delle best practices già sviluppate dalle singole imprese cooperative o da Legacoop.

Fonte: rinnovabili.it

LA MACCHINA AD ACQUA

Ciao a tutti girando per intenet ho scoperto come costruire la macchina ad acqua facendo delle semplicissime modifiche al motore dell'auto.
Il sito che parla di tutto questo è: http://www.runyourcarwithwater.com/

Il sito è in americano, penso che non sia un problema, si capisce immediatamente di cosa si parla.

La MACCHINA AD ACQUA E' UNA REALTA'.

Fonte: Francesco Piazza

venerdì 14 novembre 2008

Risparmio energetico: al bando le lampadine ad incandescenza


Le lampadine incandescenti sono cambiate poco da quando Edison oltre un secolo fa le inventò, il 90% dell'elettricità che le alimenta viene sprecata sotto forma di calore.

L'Italia ha fissato al 1° gennaio 2011 la data del bando dal mercato, ma alcune catene della grande distribuzione organizzata - in primis Leroy Merlin, Coop e Ikea - hanno espresso la volontà di rimuovere questi prodotti già dal 2009 e dal 2010. Nel frattempo anche il gruppo Castorama è in fermento per levare le incandescenti dai propri scaffali entro la seconda metà del 2010.

Leroy Merlin, che eliminerà le lampadine incandescenti già dal 30 giugno 2009, continua a stare un gradino sopra i suoi concorrenti. La decisione di Castorama è l´ennesima conferma che è possibile mandare in pensione la tecnologia superata, a favore di scelte amiche del clima. Invece Esselunga è l´unico tra i maggiori rivenditori di lampadine in Italia a non aver fatto alcun passo concreto verso l´eliminazione di prodotti dannosi per l´ambiente e per le tasche dei consumatori. Difatti, le lampadine ad alta efficienza permettono di risparmiare l´80% di energia, denaro ed emissioni di gas serra rispetto alle tradizionali incandescenti.

Sempre più paesi nel mondo decidono di mettere al bando le lampade a incandescenza, tra gli ultimi si segnalano Nuova Zelanda e Spagna. Con la messa al bando delle lampadine incandescenti l´Italia potrebbe diminuire i consumi elettrici di 6 miliardi di KWh all'anno, quindi riduzione delle emissioni in atmosfera di CO2 per circa 3 milioni di tonnellate e benefici economici per i consumatori pari a circa 1 miliardo di euro.

Sostituire le vecchie incandescenti con nuove lampade fluorescenti compatte in una casa italiana permetterebbe di risparmiare circa cento euro l´anno sulla bolletta dell'energia elettrica. I rincari nei prezzi di petrolio e gas devono essere un motivo in più per non lasciare i buoni propositi solo sulla carta.

Le lampadine sono solo l'inizio di una rivoluzione energetica basata su efficienza energetica e fonti rinnovabili. Passare a sistemi di illuminazione ad alta efficienza è una delle misure più semplici ed economiche per limitare i danni all'ambiente e all'economia mondiale.

Notevole rilievo ha avuto la campagna dell'associazione Green Peace "Bando alle incandescenti", in seguito alla quale è stata redatta la classifica "Scelte illuminate" che mostra l'impegno della grande distribuzione a rimuovere le lampadine incandescenti dai propri scaffali.

Fonte: Ambiente energia

venerdì 6 giugno 2008

Il futuro del fotovoltaico nostrano

Entro pochi anni il fotovoltaico in Italia potrebbe raggiungere la competitività energetica con le altre fonti. Sarà questa la vera risposta alla ventilata stagione del nucleare.

Nel momento in cui anche in Italia si è riaperta la questione nucleare, occorre evitare che la controversia si riproponga più o meno negli stessi termini degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. Allora si è combattuta un’autentica guerra di religione, come è noto conclusasi con la fuoriuscita dell’Italia dal nucleare senza però che questa scelta si traducesse nello sviluppo delle rinnovabili. Si può anzi affermare che, mentre ad esempio la Germania a partire dal 1991 varò normative che hanno sostenuto in modo continuativo ed efficace lo sviluppo delle nuove fonti rinnovabile (e il Giappone non è stato da meno), l’ultimo decennio del secolo scorso rappresentò per l’Italia un periodo di provvedimenti insufficienti e contradditori (si pensi alla legge 9/91 da cui è scaturito il CIP 6), inefficaci (come la legge 10/91), di continui stop and go (in realtà più stop che go). Insomma, un periodo sostanzialmente negativo per le rinnovabili, che ha contribuito non poco a ridimensionare e in qualche caso a distruggere quel tanto di presenza industriale che faticosamente il sistema Italia era riuscito a creare.Solo negli 2000 si è gradualmente messo a punto un quadro di riferimento normativo sufficientemente organico, i cui primi frutti si incominciano ora a vedere. Quadro di riferimento che attende di essere completato con il varo di un certo numero di decreti attuativi previsti dalle leggi 222/07 e 244/07, e, per quanto concerne la promozione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di calore e freddo, anche dal decreto legislativo 311/06.

Ciò che va garantito per il futuro delle rinnovabili è quindi innanzi tutto la stabilità del quadro di riferimento messo così faticosamente a punto, condizione che ovviamente comporta anche l’intangibilità dei criteri attraverso i quali si è deciso di finanziare il loro sviluppo. Una garanzia necessaria non ai fini di una difesa corporativa di posizioni acquisite, ma per salvaguardare le prospettive energetico- ambientali del nostro paese.

Non esistono infatti altre soluzioni in grado di consentire all’Italia di realizzare gli obiettivi in materia già fissati o in corso di definizione in sede europea. D’altra parte basta l’aritmetica elementare per rendersi conto che anche nell’improbabile ipotesi di un ritorno “soft” del nucleare in Italia, i tempi tecnici richiesti per la sua implementazione impedirebbero di ottenere un solo kWh da tale fonte entro il 2020. Va innanzi tutto ricostituita all’interno dell’APAT una struttura professionale in grado di valutare un impianto nucleare sotto il profilo della sicurezza e dell’impatto ambientale (almeno 3-4 anni per la selezione e il training del personale); tale struttura, una volta operativa, dovrà esaminare le singole proposte di realizzazione di impianti nucleari, compito che per la sua complessità non è esauribile in tempi contenuti (nella nuclearissima Francia ci vogliono due anni per licenziare un impianto); la costruzione e il commissioning dell’impianto, come dimostrano i dati statistici degli ultimi decenni e quanto si sta verificando sui due impianti in costruzione in Finlandia e in Francia, richiedono almeno otto anni. Nella migliore delle ipotesi a partire da oggi come minimo ci vogliono insomma 13-14 anni, sempre che si riesca parallelamente a risolvere problemini come l’identificazione di un sito idoneo allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi e la sua successiva realizzazione, e di siti tecnicamente e socialmente in grado di ospitare un impianto nucleare.

Per rispettare gli obblighi al 2020 assunti a livello europeo, la priorità va quindi assegnata al programma di sviluppo delle rinnovabili, così come è esposto nel position paper del governo italiano. Ad esso non può dunque mancare il necessario ossigeno normativo e finanziario. In altri termini, con riferimento alle recenti dichiarazioni di Enel e di Edison (il nucleare è in grado di produrre energia elettrica a costi inferiori dei cicli combinati a gas) va chiarito se le valutazioni di queste imprese includono nel computo anche voci come gli oneri per la gestione dei rifiuti radioattivi o il decommissioning. Se questi o altri costi fossero esclusi, a parte le riserve che è legittimo avere verso un’opzione tecnologica che dopo più di cinquanta anni dall’entrata in esercizio del primo impianto per reggersi ha ancora bisogno dell’intervento pubblico, dovrebbe essere subito chiarito a quanto ammontano le risorse necessarie per finanziare le attività non a carico delle imprese, e dove lo stato intende reperirle, fermo restando che esse non devono andare comunque a detrimento di quelle, prioritarie, da destinare allo sviluppo delle rinnovabili. Considerazioni analoghe valgono ovviamente per le attività di ricerca.

Perché una posizione come quella sin qui espressa sia credibile, va però data una risposta convincente anche alle ormai frequenti accuse alle rinnovabili di costare troppo. Uno dei più recenti interventi in tal senso, oltre tutto di grande impatto per l’autorevolezza dell’istituzione da cui proviene, è la relazione tenuta all’ultimo Solarexpo da Marco Pezzaglia, della Direzione Mercati dell’Autorità per l’energia. Obiezioni di questa natura e di questo peso non sono liquidabili con degli anatemi. Occorre invece serenamente e razionalmente confrontarsi non tanto con le conclusioni raggiunte da siffatti lavori, quanto con le ipotesi di lavoro assunte. Le analisi e i calcoli portati a supporto della tesi “le rinnovabili costano troppo” assumono infatti uno scenario “a bocce ferme”. Ipotizzano cioè che di qui al 2020 non ci siano riduzioni dei costo in nessuna delle tecnologie oggi incentivate. Il che non è: per motivi professionali ho potuto leggere le analisi di due importanti istituzioni finanziarie internazionali, volte a indicare ai clienti dove investire nel settore energetico. Ad esempio per paesi europei favoriti in termini di irraggiamento solare, come Spagna Italia Grecia, entrambe concordano nell’individuare appena dopo il 2010 la soglia di competitività per l’energia prodotta da installazioni fotovoltaiche integrate nell’edilizia rispetto a quella erogata dalla rete. Eppure si tratta della tecnologia oggi maggiormente lontana dalla competitività. Prospettive così favorevoli non possono però essere utilizzate per fare di ogni erba un fascio. I successi, quelli prevedibili o già in essere (si pensi all’eolico), obbligano semmai a un’analisi attenta e severa di quali sono le tecnologie in grado di raggiungere in tempi ragionevoli costi di mercato (inclusivi di quelli ambientali) e quali viceversa non presentano analoghe prospettive. Proprio per contrastare con efficacia la tesi delle rinnovabili troppo costose non si può infatti sfuggire all’esigenza di abbandonare la logica alla lunga perdente, secondo la quale “tutte le tecnologie per le rinnovabili sono uguali e vanno ugualmente difese”, a favore dell’orwelliano “alcune sono più uguali di altre”. Questo salto di qualità è realizzabile ricorrendo a un technology assessment per le fonti rinnovabili realizzato da un pool di esperti internazionali che, sulla base di parametri condivisi (fra cui in primis le potenzialità intrinseche di miglioramento delle singole tecnologie nei contesti per loro più appropriati), consenta di quantificare in modo convincente l’effettivo impegno finanziario richiesto nei prossimi anni, individuando per ciascuna tecnologia l’orizzonte temporale oltre il quale presumibilmente potrà camminare con l’unico ausilio delle proprie gambe. E, quando ritenuto necessario, ridimensionando eventuali opzioni che fossero state inserite fra quelle incentivabili in modo grossolano e affrettato.Insomma, per le nuove rinnovabili l’acquisizione della maturità tecnico-economica non può prescindere da un preventivo adeguamento paradigmatico da parte del mondo scientifico e imprenditoriale impegnato nello loro sviluppo, il quale deve convincersi che la partita delle rinnovabili non la si vince moltiplicando i no al nucleare, e alzando ogni volta di più la voce, ma se si è capaci di contrapporgli le soluzioni più credibili e di più agevole attuazione.

Fonte rinnovabili.it

"Roma per Kyoto" a Dublino

Moderne strategie per fronteggiare il cambiamento climatico

Si è tenuto a Dublino il seminario "Greenhouse gas emissions. The challenge for local government", per promuovere la diffusione dei risultati del progetto "RomaperKyoto" in partenariato con l'Irlanda, di cui la capitale italiana è capofila.


Il protocollo di Kyoto si traduce per i 163 paesi, tra cui il nostro, che lo hanno sottoscritto, in una lotta contro l’inquinamento e per il miglioramento dell’aria che respiriamo al fine di raggiungere una riduzione complessiva dei gas serra.

Il principale gas serra è l’anidride carbonica (Co2) (rilasciata nell’atmosfera soprattutto quando vengono bruciati rifiuti solidi, combustibili fossili, legno e derivati del legno) , che rappresenta l’85% del totale dei gas serra in Italia.

L’effetto serra è determinato dalla capacità dell’atmosfera di trattenere sotto forma di calore parte dell’energia solare e si verifica perché i gas serra immobilizzano il calore della superficie terrestre riscaldata. E’ dunque un fenomeno naturale, che permette al nostro pianeta di mantenere una temperatura media di 15°C contro i –19°C che si raggiungerebbero in assenza dei gas serra.

Tuttavia immissioni massicce di questi gas alterano il clima e sono dannose per l’ambiente, poiché provocano un aumento eccessivo della temperatura globale con cambiamenti devastanti per il nostro ecosistema.I principali gas serra da tenere d’occhio, sono l’anidride carbonica, il metano e il protossido di azoto, in aggiunta al vapore acqueo, nonconsiderato tra le maggiori componenti in quanto, le emissioni originate da attività umane, sono estremamente piccole se paragonate a quelle enormi di origine naturale.

L’Italia ha firmato il protocollo di Kyoto il 30 maggio 2002 e la sua entrata in vigore è stata realizzata il 16 febbraio 2005. Intanto le cose sono peggiorate.Per contrastare tale dinamica, l’impegno costante dell'Amministrazione Comunale e dell’Assessorato all’Ambiente si è concentrato totalmente sull’avanzamento del progetto Roma per Kyoto.

"Romaperkyoto", ricorda l'assessore capitolino all'ambiente Fabio De Lillo, a Dublino in rappresentanza del Comune di Roma, è un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea (Direzione Generale Ambiente) nell'ambito del programma Life sulla riduzione dell'inquinamento a livello locale.Roma per Kyoto andrà avanti fino al 30 settembre 2008, finanziato al 50% dalla Comunità europea, e per la restante parte dal Campidoglio e dai sei partner del progetto: Provincia di Roma, RomaNatura, RomaEnergia, Enea, Atac spa, Institute of Technology Tallaght, Ireland. Il totale dei finanziamenti ammonta a 2,3 milioni di Euro.

Finalità del progetto, per quanto riguarda Roma, è la stesura di un piano d'azione che consenta alla capitale di rispettare gli obiettivi del Protocollo di Kyoto.Si tratta di tagliare del 6,5% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra, entro il 2012.In altri termini, circa un milione di tonnellate di CO2.

Il prossimo appuntamento, per condividere insieme alle altre 26 Capitali Europee i risultati conseguiti dal Progetto, è per il 18 e 19 settembre 2008.
Fonte edilizia2000.it

giovedì 5 giugno 2008

PUGLIA: VIA LIBERA IN COMMISSIONE A REGOLAMENTO IMPIANTI BIOMASSE

Bari, 4 giu - Le Commissione consiliari Industria e Tutela del territorio della Puglia, in seduta congiunta, hanno esaminato il regolamento per la realizzazione degli impianti di produzione di energia alimentata a biomasse, ed all'unanimita' hanno espresso parere favorele. Il regolamento, nel rispetto della disciplina nazionale, comunitaria ed internazionale vigente, e' finalizzato a promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di energia. Favorisce l'applicazione della recente normativa di riforma del sistema di incentivazione delle energie rinnovabili e nello specifico della produzione di energia elettrica dalle biomasse agricole locali, promuove lo sviluppo di impianti alimentati da biomasse in particolare di origine agricola e forestale prodotte localmente. Il provvedimento, inoltre, tende a velocizzare le procedure autorizzative per l'installazione di impianti di produzione di energia alimentati a biomasse e ad individuare gli indicatori di sostenibilita' agro-ambientale ed economica. I componenti delle commissioni si sono soffermati sui criteri per la localizzazione di impianti alimentati a biomassa e soprattutto sulla compatibilita' con gli strumenti di pianificazione generali e settoriali d'ambito regionale e locale, sull'utilizzo delle tecnologie disponibili, sull'adozione di sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera e sulla coerenza del piano di approvvigionamento rispetto alla localizzazione dell'impianto. In particolare, e' stato inserito il termine di sessanta giorni entro cui i comuni interessati devono esprimere il parere nacessario alla localizzazione dell'impianto. L'assessore regionale, Michele Losappio, ha fatto propri i rilievi presentati in commissione, riservandosi di esaminarli in sede tecnica e di apportare al testo le modifiche suggerite.

''Anche sulle biomasse - ha dichiarato Losappio - la Regione interviene con indirizzi regolamentativi, ponendo fine ad una situazione di ''fai da te' e favorendo lo sviluppo della filiera agricola corta''.

Fonte asca

EOLICO OFFSHORE. In Molise potrebbero essere utilizzati 292 chilometri quadri

CAMPOBASSO. Ci sono 11.686 chilometri quadri nei mari italiani per l'eolico offshore che potrebbero fornire nel 2020 2000MW. Secondo il documento presentato dal governo italiano al Parlamento europeo in Molise poterebbero essere utilizzati 292 chilometri quadri.

Nei prossimi cinque anni l'offshore italiano dovrebbe raggiungere 500 MW. Se i risultati della sperimentazione saranno positivi il progetto proseguira' istallando la prima turbina a due pale di 2,5 MW cui seguiranno altre 23.

mercoledì 4 giugno 2008

Sull’energia della Cina soffia forte il vento

Il boom dell’eolico in Cina è così forte e veloce da stravolgere tutti gli obiettivi governativi e costringe Pechino a fissarne altri, che potrebbero essere ancora troppo modesti. Nel 2007 gli impianti eolici installati in Cina avevano già superato i 5 gigawatt (GW), l’obiettivo che era stato fissato per il 2010 dal Piano economico della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (Cnsr) che per il 2020 prevede una potenza installata di 30 GW, una potenza che a questi ritmi verrà raggiunta già nel 2012.
A marzo la Cnsr ha rivisto i suoi obiettivi a medio termine, raddoppiando le previsioni da 5 a 10 MW per il 2010, ma è ancora solo la metà della potenza di 20 MW che si dovrebbero raggiungere in realtà o degli addirittura 100 che potrebbero essere installati entro il 2020.
Il vento ha cominciato a soffiare forte sulle turbine cinesi dal 2005, quando il governo comunista ha approvato la legge sull’energia rinnovabile, la capacità installata è aumentata del 60% nel 2005, per poi raddoppiare sia nel 2006 che nel 2007 quando aveva raggiunto i 6GW, portando la Cina al quinto posto nel mondo per l’eolico installato. Solo nel 2007 sono stati installati 3,3 GW, un trend simile a quello di Spagna ed Usa ed in rapido avvicinamento ai 20 GW installati della Germania ed ai 16 degli Usa, e una buona parte dei 94 GW di potenza eolica installati del mondo nello stesso anno.

Il boom dell’eolico cinese dimostra che una efficace e mirata politica di incentivazione pubblica è in grado di influenzare il mercato, anche uno come quello cinese, frutto di un miscuglio inestricabile di liberismo e dirigismo. La misura essenziale è stata quella della wind power pricing regulation, un meccanismo di offerta competitiva per determinare il costo dell’energia eolica, affiancata da gare di appalto insolitamente trasparenti e qualitative per gli standard cinesi, con l’esclusione delle offerte troppo basse che sarebbero di ostacolo allo sviluppo futuro dell’eolico in Cina.

Inoltre la Cnsr ha imposto che almeno il 70% dei componenti delle turbine eoliche debbano essere costruiti in Cina e messo in atto sofisticati sistemi di determinazione dei prezzi, incentivi fiscali e sovvenzioni che hanno favorito l’ingresso sul mercato dei produttori locali. La Cina è destinata a diventare nel 2015 il maggiore produttore mondiale di energia ed oggi è letteralmente soffocata dalla produzione di energia elettrica con il carbone (il 70% della produzione energetica nazionale) e dall’aumento del prezzo del petrolio e le regioni più ricche di vento, Mongolia interna, Gansu e Jiangsu, sono già pronte a raccogliere la sollecitazione del premier cinese Wen Jiabao ad installare impianti eolici per produrre almeno 10 GW. Già oggi l’energia eolica cinese è considerata più competitiva di quella prodotta con nucleare, gas, petrolio e si prevede possa competere con il carbone già nel 2015.

Ad esserne avvantaggiata non è solo la produzione di energia pulita e rinnovabile ma anche le industrie che producono turbine eoliche, che fino al 2005 erano piccole e che importavano quasi tutti i componenti dall’estero. Nel 2007 la capacità produttiva di turbine made in China ha superato i 3 GW che dovrebbe essere raddoppiata nel 2008 e raggiungere le 10 – 15 GW entro il 1012, facendo della Cina anche un grande esportatore di impianti eolici.

Secondo il rapporto “China´s Wind Power Installation Capacity Statistics, 2007”, della China Wind Energy Association, ad oggi il primo produttore di impianti eolici del Paese è proprio la cinese la Goldwind con il 25,4% del mercato, seguita dalla spagnola Gamesa (17,7%), dalla danese Vestas (14,5), la quarta è ancora cinese: la Sinovel con il 12,8, poi vengono General Electric (Usa, 8,3%), Dec (Cina, 4%), Suzlon (India, 3,7%), Nordex (Germania, 3,1%), NEG Micon (Usa, 2,6%) la joint venture CASC-Acciona (1,7%).

Fonte greenreport.it





Se il silicio sazia il mercato

La carenza di polysilicon che ha afflitto l'industria del fotovoltaico sembra ormai superata. Per gli analisti il problema che il settore dovrà affrontare sarà quello opposto: un eccesso di produzione di silicio che farà scendere i prezzi rosicchiando gli utili.
Negli anni scorsi è stata la carenza di polysilicon (silicio policristallino) a condizionare pesantemente il mercato del solare fotovoltaico: l’offerta non riusciva a soddisfare la domanda crescente, con il risultato di un aumento dei prezzi. Ma quello che nel settore è stato definito il “collo di bottiglia” del silicio pare essere definitivamente superato. Secondo molti analisti l’industria del fotovoltaico si troverà nei prossimi anni ad affrontare, invece, il problema opposto: un eccesso di produzione del materiale rispetto alla domanda, l’oversupply.

Sono oltre un centinaio nel mondo, infatti, le fabbriche di polyisilicon che nei prossimi due anni inizieranno a produrre (tra cui tre italiane, come annunciato al Solarexpo), il silicio immesso sul mercato dunque sarà molto più di quel che si era previsto. Da qui al 2012, secondo i dati presentati la settimana scorsa dall’ente di ricerca americano Prometheus Institute, la produzione quadruplicherà: si passerà dalle poco più di 30mila tonnellate del 2007 a oltre 120mila.
La capacità produttiva dell’industria fotovoltaica, secondo l'istituto, passerà dai 3,14 GW del 2007 a 12,36 nel 2010. Il problema per l’industria del fotovoltaico, come anticipato, è che la domanda - secondo le previsioni – non crescerà tanto quanto l’offerta: nel 2010 la produzione sarà dell’83% superiore alla richiesta. E i prezzi logicamente scenderanno di conseguenza.

I margini di guadagno, con i prezzi dei moduli più bassi e una domanda che aumenta meno, si ridurranno, mietendo vittime tra le industrie del settore e c’è già chi parla di bolla del fotovoltaico. A uscire vincenti dalla situazione che si creerà nei prossimi anni, spiegano gli analisti, saranno le aziende con costi di produzione più bassi, specialmente quelle che hanno investito su tecnologie che abbassano il costo per Watt installato, come i film sottili.
“Prevediamo che l’offerta di moduli solari superi la domanda nel 2009, portando a un calo dei prezzi e a ristrutturazioni delle aziende non preparate – soprattutto quelli che operano nel silicio policristallino e non hanno investito sulle nuove tecnologie del film sottile” spiegano dall’istituto di ricerca Lux Research che poco tempo fa ha fatto uscire il report “Solar State of the Market Q1 2008: The End of the Beginning”.

“Entro il 2010, - spiega Michael Lo Cascio, analista della Lux Research, riassumendo la situazione – il fotovoltaico con silicio cristallino sarà libero dalla carenza di polysilicon – ma sarà immediatamente colpito da un "uno-due": la domanda che cresce meno e l’incremento della competitività delle nuove tecnologie, in particolare il fotovoltaico a film sottile inorganico e il solare termico.” Il risultato?: “Gli utili derivati dal fotovoltaico cristallino dal 2010 inizieranno a ridursi di anno in anno per la prima volta nella storia – raffreddando gli entusiasmi degli investitori”.
Per i consumatori, invece, quello che per l’industria sarà un problema sarà un vantaggio: secondo il Prometheus Institute un modulo nel 2010 costerà in media il 42,8% in meno rispetto al 2007; i prezzi dei moduli “tradizionali” al silicio passeranno dai 3,66 dollari per Watt a 2,14, mentre i moduli fotovoltaici a film sottile da 2,96 dollari per Watt caleranno nei prossimi tre anni fino a 1,81.

Se l'analisi può essere verosimile, qualche dubbio nasce sui tempi, così ravvicinati, di questa inversione di rotta.

Fonte qualenergia.it

martedì 3 giugno 2008

La tedesca Bosch investe sul sole

Con prezzi del petrolio sempre piu' alle stelle, la tedesca Bosch rompe gli indugi e punta decisamente sull'energia solare, offrendo oltre un miliardo di euro per rilevare la connazionale Ersol.

Oggi il conglomerato di elettronica ha annunciato che per ogni azione Ersol offre 101 euro, un premio del 63% rispetto alla chiusura ufficiale di venerdi' scorso, e che e' gia' riuscita ad assicurarsi il controllo della maggioranza del capitale (50,1%) con 546 milioni di euro versati al gruppo di private equity Ventizz. Negli scambi di fine mattina a Francoforte il titolo Ersol si impenna del 63,14% a 100,90 euro. Si tratta della piu' grande acquisizione compiuta da Bosch negli ultimi cinque anni, rileva il Financial Times nell'edizione online, che nei giorni scorsi prevedeva l'inizio di una fase di consolidamenti nel settore dell'energia solare, mentre si profila un drastico calo dei prezzi delle cellule fotovoltaiche.


Finalmente la capacita' produttiva dovrebbe superare la domanda e secondo alcuni analisti nel 2010 il costo di ogni Watt prodotto con l'energia solare crollera' a 1,40 dollari, dai 3,80 attuali. Bosch ha fatto la sua mossa sul solare mentre finora altri giganti, come l'americana General Electric e la tedesca Siemens, hanno unicamente monitorato la situazione, senza sbilanciarsi con grandi operazioni. Rimangono comunque delle perplessita' sulle prospettive del settore e dei suoi costi. Se i prezzi del petrolio sono un forte incentivo per questa energia pulita al 100% - nelle scorse settimane il barile di oro nero ha oltrepassato i 135 dollari - un problema chiave e' legato all'incertezza sui sussidi statali per gli anni futuri.

I governi potrebbero decidere di ridurre i contributi e questo metterebbe a repentaglio i margini di redditivita'. Negli anni passati la produzione di cellule fotovoltaiche ha inoltre risentito delle difficolta' di approvvigionamento di silicone. Ad oggi la Germania e' il primo mercato mondiale per l'energia solare, rileva ancora l'Ft, con una domanda che copre quasi la meta' del totale, ma l'anno prossimo i sussidi statali dovrebbero essere ridotti del 7%.
Fonte rainews 24


G8 verso obiettivi di riduzione CO2, ma gli USA remano contro

Washington vuole che sia il gruppo dei “Major economies leader” a divenire sede decisionale in materia di emissioni e obblighi vincolanti.

La strada del G8 per l’individuazione di obiettivi di riduzione, per le emissioni effetto serra, continua ad essere in salita. Secondo quanto rivelato dall’agenzia Reuters, gli Stati Uniti presenteranno una bozza di dichiarazione in cui chiederanno che sia il gruppo dei “Major economies leader”, (chiamato anche gruppo dei “Maggiori produttori di emissioni”) a diventare il forum per queste decisioni, e non il G8. La riunione di questo gruppo, creato dal presidente Bush nel 2007, cui fanno affidamento gli USA si terrà ai margini del vertice G8. Ne fanno parte oltre agli Stati Uniti anche Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Sud Corea, Sudafrica e UK, insieme a UE e ONU. La richiesta di Washington è chiara: “Noi saremmo pronti a discutere di obiettivi a medio termine nel G8 solo se il gruppo delle Maggiori Economie non lo farà, e solo se si enfatizza la necessità di un’adesione delle maggiori economie emergenti”. Ma nella bozza non si fa alcun accenno né al taglio del 50% delle emissioni del 1990 entro il 2050, obiettivo informale che dovrebbe essere adottato al vertice di Hokkaido (7-9 luglio), né vengono fornite indicazioni per il medio termine. A questo va ad aggiungersi anche la notizia che Bush sarebbe intenzionato a mettere il veto a una legge, al momento all’esame del Congresso, che mira a ridurre le emissioni nazionali di gas serra del 66% entro il 2050. Sembra non aver sortito alcun effetto neanche la petizione firmata da 1.700 personaggi di spicco (tra cui sei premi Nobel, 30 membri della National Academy of Sciences e più di 100 membri del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e presentata al governo statunitense solo qualche giorno fa per chiedere di “mettere da subito la nazione su un percorso per ridurre dell’80% i livelli delle emissioni del 2000 entro il 2050”.

Fonte rinnovabili.it

lunedì 2 giugno 2008

PETROLIO: FRANCIA SCRIVE A COMMISSIONE UE PER RIDURRE IVA SU CARBURANTI

Roma, 2 giu - Il ministro delle finanze della Francia, Christine Lagarde, ha scritto alla Commissione europea e ai ministri dell'Ecofin sollecitando di ridurre con urgenza l'iva sui carburanti e utilizzare le riserve di petrolio pubbliche per proteggere il potere d'acquisto dei consumatori.

''Mi sembra necessaria un'azione a breve termine per proteggere il potere d'acquisto dei cittadini'' scrive il ministro Lagarde aggiungendo che le entrate fiscali per effetto del rialzo dei prezzi del petrolio potrebbero essere impiegate per proteggere i consumatori. ''Siamo entrati nell'era del caro-petrolio - aggiunge - e il primo obiettivo deve essere preparare le nostre economie ad adattarsi all'elevato prezzo del petrolio''. Il ministro francese scrive inoltre che l'accordo di Manchester del 2005 e' ancora in vigore (l'intesa prevedeva che le misure a breve termine, specialmente di natura fiscale, non sono appropriate per affrontare il caro-greggio) ma ''i cambiamenti strutturali richiedono tempo''

Fonte Ansa

domenica 1 giugno 2008

Petrolio: Usa; al lavoro solo 4 giorni contro caro-benzina

NEW YORK, 30 mag (AWP/ats/ansa) Una settimana lavorativa di 4 giorni per non far gravare troppo il caro-benizna sulle tasche dei cittadini. E' quanto stanno valutando alcuni Stati americani per cercare di andare incontro alle esigenze dei consumatori, stretti nella morsa dei carburanti, che hanno ormai quasi raggiunto il record storico di 4 dollari al gallone (circa 3,8 litri).

Mentre si cercano alternative per mettere al riparo i portafogli dei consumatori, l'agenzia americana per la regolamentazione delle materie prime (Cftc) rende pubblica un'indagine avviata lo scorso dicembre su un'eventuale manipolazione dei prezzi del petrolio sui mercati americani. La decisione di uscire allo scoperto solo ora, spiega la Cftc, è legata al fatto che "le condizioni sui mercati sono ora senza precedenti".

In Ohio, la Kent State University ha già proposto con successo la settimana lavorativa di quattro giorni: "Ci sono persone che per raggiungere l'ufficio percorrono cinque o sei miglia, altre che trascorrono in auto anche 45 minuti", ha detto Scott Rainone, portavoce dell'università, nell'illustrare la decisione di allungare l'orario giornaliero di lavoro a 10 ore, riducendo però la settimana a quattro giorni.

A Long Island è stato avviato un esperimento analogo che, si prevede, nei suoi 120 giorni di applicazione dovrebbe consentire di risparmiare 461 barili di petrolio. In Oklahoma è stata di recente approvata una risoluzione che spinge le agenzie statali ad aumentare la flessibilità e prevedere una settimana di 4 giorni.

In Georgia, molte scuole durante le vacanze estive già hanno provveduto a ridurre a quattro giorni la settimana dello staff amministrativo, l'unico a lavorare in quel periodo. Intanto la Cftc ha avviato "una vasta indagine a livello nazionale sulla pratiche riguardanti l'acquisizione, l'approvvigionamento e la vendita di petrolio" sui mercati americani, e ha annunciato nuove misure per "aumentare la trasparenza sui mercati petroliferi,affinché questi riflettano il rapporto fra domanda e offerta".

Il Nymex, la prima borsa statunitense dell'energia, si è dichiarata pronta ad aiutare la Cftc, pur ribadendo il proprio impegno di lunga data ad "assicurare l'integrità dei mercati".

Fonte AWP

sabato 31 maggio 2008

CASA ECOLOGICA CON BIOARCHITETTURA E RISTRUTTURAZIONE SOSTENIBILE

Casa, dolce eco-casa.



Volete una casa secondo natura? Dalla scelta dei materiali all’ isolamento acustico, dagli arredi ai particolari che contano si può aiutare l’ ambiente (e la salute personale) con la bio-architettura e la ristrutturazione sostenibile in un’ epoca in cui la sostenibilità è diventata parte del vivere sano. Le regole per una corretta ristrutturazione eco-sostenibile sono poche, ma buone: scegliere materiali e finiture il più possibile naturali, tanto per cominciare. Risparmiare energia, proteggersi dal rumore, ridurre i consumi idrici. Difendersi dall’ inquinamento elettromagnetico, garantire un corretto e continuo ricambio d’ aria, sfruttare il più possibile la luce naturale e distribuire al meglio quella artificiale. E, dulcis in fondo, scegliere arredi ergonomici e tessuti naturali.


LA SCELTA DEI MATERIALI ECOLOGICI
I materiali ecologici sono in genere composti per almeno l’85% da risorse vergini rinnovabili, risultando così traspiranti e permeabili alle radiazioni naturali. Se lo spessore è significativo, soprattutto nel caso di intonaci in argilla cruda o di rivestimenti in legno massiccio, possono assorbire alcuni micro-inquinanti presenti negli ambienti interni, depurandoli parzialmente. In tema di intonaci è consigliabile usare prodotti a base di calce naturale sia in esterni sia in interni, mentre in ambienti confinati si possono utilizzare anche intonaci in terra cruda, in grado di regolare il clima interno, oltre che assorbire e abbattere i rumori. Inoltre, non richiedono tinteggiatura per le loro splendide tonalità naturali e possono essere resi impermeabili grazie a particolari trattamenti a base di cere ed oli naturali. La stessa argilla può essere applicata anche per rivestire il pavimento, che acquisisce un aspetto accogliente per i colori e le tonalità molto calde, è facilmente mantenibile ed indicato anche a situazioni di intenso calpestio. Per la pavimentazione viene preferito anche il legno, purché rifinito con prodotti naturali (a base di olio di lino, estratti di erbe, resine naturali) e con posa a secco, che consente di evitare l’ impiego di collanti nocivi. Anche il parquet è uno splendido materiale per pavimentazione: meglio un prodotto di legno massello, molto più durevole, di provenienza italiana o europea certificata per una gestione forestale controllata (marchio FSC), purché per la finitura superficiale vengano impiegati prodotti naturali (olio cere), che ne esaltano le proprietà funzionali ed estetiche.
Rimanendo in tema pavimenti, anche per cotto, maioliche, grès e grès porcellanato, in fase di posa, si dovrebbero usare collanti a ridotta emissione di inquinanti o meglio ancora a base di calce e resine naturali. Non vanno dimenticati quelli in gomma naturale ed in linoleum, che pochi conoscono come materiali bio-ecologici, ricettivi alla posa a secco (evitando collanti nocivi) ed esteticamente di grande resa.

RISPARMIO ENERGETICO
La misura più efficace per ridurre il fabbisogno termico di un edificio è realizzare un buon isolamento: consente di risparmiare dal 20% al 30% dell’ energia e di recuperare l’ investimento iniziale in breve tempo. 1 kWh risparmiato mediante l’ isolamento termico vale più di 1 kWh prodotto dalla più efficiente caldaia, in quanto i materiali termoisolanti durano molto di più rispetto ad un impianto tecnico. La scelta dell’ isolamento va progettata da tecnici esperti in materia, soprattutto in caso di recupero. S’impone anche in questo caso l’utilizzo di prodotti naturali traspiranti (per esempio lana di legno, fibra di legno mineralizzata, sughero, lana o canapa), che regolano in maniera naturale le condizioni di umidità interna e impediscono l’ ingresso di freddo e la fuoriuscita di calore. Al risparmio energetico contribuiscono anche gli “elementi trasparenti”: vetri e finestre. Oggi, anche alla luce delle nuove normative sul risparmio energetico, si assiste ad una continua evoluzione delle tradizionali fonti di dispersione termica (i serramenti) in componenti isolanti che consentono di sfruttare in maniera passiva l’ energia solare, se orientati nella maniera corretta secondo la situazione climatica. Consigliabile il doppio vetro, dotato all’interno di una pellicola isolante bassoemissiva il cui effetto isolante, nei modelli più evoluti, viene potenziato dall’inserimento di gas nobili come Argon e Kripton. In una posizione ideale e con impianto autonomo si possono disporre dei pannelli solari termici che servono a preriscaldare l’ acqua in ingresso alle caldaie. Se l’impianto è centralizzato il condominio dovrebbe installare un contabilizzatore di calore.In tema di generatori di calore sono consigliabili le caldaie a condensazione a basso consumo e con riduzione al minimo delle emissioni inquinanti, mentre per la distribuzione del calore è bene preferire gli impianti ad irraggiamento a quelli a convezione, sia per riscaldare sia per raffrescare un ambiente confinato, soprattutto a parete.Ulteriori vantaggi: una minore circolazione delle polveri nell’aria legata e quindi una migliore qualità dell’aria interna, oltre che una riduzione dell’umidità delle strutture. Con gli impianti a pannelli radianti è anche possibile, aggiungendo soltanto un deumidificatore, raffrescare gli ambienti con lo stesso impianto con cui si provvede al riscaldamento, semplicemente facendo passare nella maglia capillare acqua fredda anziché calda.

ISOLAMENTO ACUSTICO
L’ inquinamento acustico è dannoso per la salute, può provocare a lungo termine emicrania, insonnia, tensione nervosa, mancanza di concentrazione e rendere la casa un luogo inadatto al riposo. Per l’isolamento acustico si può intervenire su pareti, pavimenti e soffitti con feltri di iuta o canapa e tappetini di gomma (vanno fissati interponendo uno strato d’aria in modo da aumentare l’efficacia dell’intervento). Questo tipo di interventi spesso è inutile in caso di strutture in cemento armato. Anche l’uso di doppi o tripli vetri permette di ridurre i rumori provenienti dall’esterno. Ma dovrebbero essere supportati da un impianto di ventilazione controllata per poter avere all’interno dell’abitazione un’aria di buona qualità senza aprire le finestre. Chi ha un ampio giardino può realizzare una barriera verde per isolarsi dai rumori della strada.

RISPARMIO IDRICO
L’ acqua va sempre più scarseggiando. Se ne impone un consumo consapevole. Evitando di mantenere i rubinetti aperti anche in fase di insaponatura, dotandosi di elettrodomestici a risparmio (secondo le norme europee), curando la manutenzione degli impianti idrici, applicando decalcificatori o sistemi magnetici a lavatrici, lavastoviglie e caldaie, dotando i rubinetti di miscelatori termostatici per mantenere costante la temperatura dell’acqua sanitaria del circuito di distribuzione. Ma anche applicando ai rubinetti e ai soffioni delle docce sistemi molto più economici, come gli acceleratori di flusso o i frangigetto, che consentono un risparmio idrico fino al 50%. E utilizzando cassette WC a doppio scarico e consumo ridotto. Tutto va previsto già in fase di progettazione dell’impianto idrosanitario.

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO
Tv, radiosveglia, computer, forni a microonde elettrodomestici e apparecchi elettrici generano campi elettromagnetici che a, lungo andare, possono causare pericolose patologie, soprattutto disturbi al sistema nervoso, immunitario e riproduttivo, nonchè forme tumorali.Peraltro, spegnendoli, non si elimina del tutto la tensione elettrica da essi derivante. I campi elettromagnetici generati dagli apparecchi elettrici, molti dei quali ad assorbimento costante, si sommano ai campi ad alta frequenza creati da agenti esterni (ponti radio e tv, satelliti e radar militari), ma anche da comodi apparecchi domestici sempre più diffusi e apparentemente innocui. Per difendersi da questi effetti nocivi è consigliabile non mettere tv, radiosveglia e computer in camera da letto e non appoggiare il letto contro pareti attraversate da cavi elettrici o dietro le quali vi siano tv, frigoriferi, lavatrici. L’impianto elettrico può essere concepito in modo da ridurre l’inquinamento elettromagnetico negli ambienti interni.

CORRETTA VENTILAZIONE
Una corretta ventilazione serve per mantenere corretti livelli di ossigeno e una buona qualità dell’aria negli spazi interni, in termini di purezza, temperatura e umidità. La scarsa ventilazione provoca la comparsa di muffe e di condensa sulle murature, soprattutto nei locali di servizio. Un vero e proprio inquinamento biologico, con elevata concentrazione di microinquinanti che spesso rendono gli ambienti domestici più pericolosi dell’ ambiente esterno, a causa del sempre maggiore impiego di sostanze chimiche in edilizia, nella realizzazione di arredi, nelle operazioni di pulizia degli ambienti stessi.Si aggiunge il fatto che gli edifici, con le nuove normative sulla coibentazione, sono dotati di aperture sempre più ermetiche per contenere le perdite di calore attraverso gli spifferi, contribuendo alla mal’aria interna. Le finestre a vasistas consentono di mantenere una minima apertura dall’alto, ottenendo un continuo ricambio d’aria, ma provocando nel contempo dispersione del calore prodotto con elevato dispendio di energia. In linea con le nuove normative di risparmio energetico, è possibile installare impianti di ventilazione, che prelevano aria dall’esterno, la purificano attraverso appositi filtri e la veicolano all’interno, espellendo aria viziata dall’abitazione. Alcuni modelli possono recuperare il calore di quest’ultima in modo da preriscaldare quella in ingresso per contribuire al risparmio energetico.

LUCE NATURALE
Distribuire al meglio la luce artificiale scegliendo tinte chiare e finiture traslucide (stucco o marmorino) per rivestimenti, tendaggi e arredi, soprattutto se si tratta di locali di dimensioni contenute, è il primo passo. In caso di abitazioni all’ ultimo piano o mansarde si possono inserire in copertura particolari condotti riflettenti che catturano la luce dal tetto diffondendola in modo diffuso all’interno delle stanze.Per disporre in modo ottimale i punti di luce artificiale è importante valutarne attentamente la collocazione in base alla destinazione d’uso degli ambienti per ottenere un’illuminazione equilibrata. E naturalmente scegliere modelli che funzionano con lampade a risparmio energetico.

Fonte mondobenessereblog.com

Ibm: le celle solari costeranno meno, grazie al metallo liquido

Rivoluzione annunciata per gli impianti fotovoltaici: i ricercatori di Big Blue hanno scoperto un sistema per concentrare, con meno componenti, fino a 230 Watt di energia in una cella di un centimetro quadrato.

I parchi solari del futuro produrranno elettricità a costi molto inferiori rispetto a quelli attuali.
La promessa di impianti fotovoltaici capaci di sfruttare meglio l’energia del sole quale fonte rinnovabile è arrivata da Ibm, che ha messo a punto un nuovo sistema capace di catturare fino a 230 watt di energia. Per i profani della materia, vedi chi vi scrive, si sappia che è il valore più alto mai raggiunto in uno spazio grande quanto una cella solare di un centimetro quadrato.
L’energia in questione viene poi convertita in 70 watt di energia elettrica, una quantità circa cinque volte superiore a quella erogata dalle comuni celle dei pannelli solari tradizionali basati su concentratori fotovoltaici. Il risultato è quindi il seguente: maggiore energia disponibile a costi inferiori. Che è un po’ quello che stanno dicendo, a vario titolo e in diversi campi, tutti i produttori hi-tech.

Ibm è consapevole del fatto che portare il progetto di cui sopra dal laboratorio alla fabbrica e quindi sul mercato e ai consumatori non è una cosa così scontata ma se questo progetto dovesse concretizzarsi è convinta che le spese necessarie per alimentare un parco solare a pannelli fotovoltaici. E questo semplicemente perché la concentrazione di una maggiore quantità di luce su ciascuna cella (con lenti più grandi) diminuirebbe sensibilmente il numero di componenti di cui necessita l’impianto. L’esempio che spiega meglio la rivoluzione solare è il seguente: passando da un sistema a 200 “sun” (un “sun” è un’unità di misura dell’energia catturata a mezzogiorno in una limpida giornata estiva), dove si concentrano sulla cella circa 20 watt di potenza, a uno da 2000 sun, dove i Watt salgono a 200, la tecnologia adottata dai ricercatori di Big Blue riduce il numero di celle fotovoltaiche e degli altri componenti di un fattore pari a 10. Per farlo è però necessario supportare il calore che si sprigiona sulla cella, sufficiente a fondere l’acciaio inossidabile.


Ed è qui il segreto della scoperta Ibm: mutuando le tecniche di raffreddamento dei microprocessori per computer, la cella solare viene raffreddata tramite uno speciale strato a metallo liquido (un composto di gallio e indio), che abbassa la temperatura da oltre 1600 a soli 85 gradi Celsius.

E per quanto sia difficile capire quanto questo risparmio si manifesti in concreto, crediamo che per l’ambiente e la salute del pianeta possa essere una bella notizia.

Fonte mytech.it

venerdì 30 maggio 2008

Eolico: il 15 Giugno in Europa si festeggia il vento

Il 15 Giugno 2008 si svolgerà la seconda Giornata Europea del Vento. Sono oltre 20 i paesi che parteciperanno alla manifestazione, organizzando più di 100 eventi attraverso tutto il continente.

Centrali eoliche aperte al pubblico e conferenze specializzate, ma anche gare di pittura e dimostrazioni di macchine spinte dal vento: una vasta gamma di attività pensate per coinvolgere tutte le fascia di età, con l'unico scopo di far scoprire ai partecipanti l'illimitato potere del vento.
L'organizzazione ed il coordinamento dell'European Wind Day 2008 sono gestite dall'European Wind Energy Association (EWEA), in collaborazione con diversi coordinatori a livello nazionale.

A Venezia, Relight, azienda italiana leader nel settore delle energie rinnovabili, partecipa col suo sailing team alla regata X-35 Grand Prix, che si correrà il 14 ed il 15 Giugno nelle acque antistanti il lido.
In ogni regata il vento vanta il ruolo da protagonista, e Relight ha partecipato all'organizzazione della regata del 14 Giugno trasformandola in un'occasione di sensibilizzazione e confronto sul tema dell'energia eolica.
Per tutti gli interessati, sarà allestito un punto informativo sull'energia eolica e Relight ha in serbo divertenti sorprese per tutti i regatanti e non solo. La giornata si concluderà con la premiazione del vincitore da parte di Relight.
E le sorprese per gli appassionati del vento non finiscono: per l'occasione un grande della vela salirà a bordo di Relight, abbracciando la sua missione di diffondere un messaggio ecologico per i mari italiani.

Tutti sono invitati a partecipare per condividere un momento di svago e divertimento e per imparare di più sul vento, fonte di energia pulita, rinnovabile ed illimitata. Ewea e Relight credono fermamente nell'energia eolica come chiave per superare la crisi energetica, i cambiamenti climatici e per garantire un futuro più sicuro a tutti i cittadini europei.
Il sito web dedicato all'evento - www.windday.eu - fornisce informazioni sugli tutti gli eventi in programma. Una nuova mappa interattiva permette a tutti gli interessati di trovare ogni informazione sugli avvenimenti nella propria regione con un semplice click, fornendo dettagli sulle attività, gli orari, le locations ed i contatti degli organizzatori. La mappa può essere consultata direttamente al link: http://www.windday.eu/index.php?id=680.


Fonte Baglivi







Miscanto, la pianta di strada che produce energia

Il miscanto è una pianta esistente in natura importata dall'Oriente 50 anni fa, che la provincia di Brescia e la Cooperativa sociale Clarabella, attraverso una convenzione, hanno trasformato in fonte d'energia rinnovabile. Oltre a pulire l'aria dall'anidride carbonica (la pianta sequestra anidride carbonica quattro volte di più degli altri vegetali), la graminacea servirà anche da combustibile per il riscaldamento, visto il suo alto potere calorifico.

Il miscanto cresce al vento, al sole, alla pioggia senza troppe cure, non ha bisogno di concimazione ne trattamenti antiparassitari, il che la rende vantaggiosa anche da un punto di vista economico e ambientale. La fanno coltivare da pazienti affetti da malattie psichiatriche, nelle aiuole tra gli svincoli, le rotonde, gli incroci e i sottopassi delle strade della Franciacorta.
Una sperimentazione unica in Italia, che può rendere produttive aree inservibili per produrre carburante. Un ettaro di miscanto equivale in termini energetici a 10 mila litri di olio combustibile. La pianta una volta raccolta, seccata e triturata, brucerà nelle caldaie a biomassa riscaldando gli ambienti della Cooperativa Clarabella.

Il prossimo passo sarà la produzione di elettricità" dice il dottor Castronuovo, responsabile del progetto. "Il miscanto mescolato ai liquami delle nostre stalle ci permetterà di avere biogas da trasformare in energia". Ogni ettaro può produrre dalle 20 alle 25 tonnellate di materiale secco, che può essere bruciato per produrre energia. L'accordo raggiunto prevede l'utilizzo di 9 aree, per un totale di 10 ettari.
E pensare che ci sono migliaia di ettari di aree inutilizzate sulle strade italiane: riconvertite a miscanto, potrebbero produrre energia e catturare tantissimo smog.

Fonte ilprofessorechos.blogsfere.it

giovedì 29 maggio 2008

Fotovoltaico: nuovo concentratore solare con rendimenti fino a 3 volte superiori

Presentata ieri a Trento la nuova società Solartrento e il nuovo brevetto tutto italiano di concentratore solare.

Il Gruppo Trentino Servizi, Consorzio Lavoro e Ambiente e Marangoni Meccanica spa hanno affidato al Dipartimento di Fisica dell'Università di Trento lo sviluppo di un 'concentratore solare' con celle fotovoltaiche a rendimenti fino a 3 volte superiori rispetto ai pannelli tradizionali.

L'energia che il sole manda sulla terra in un'ora equivale indicativamente a tutta l'energia che l'umanità consuma in un anno. Il problema è che i pannelli fotovoltaici attualmente in uso, costituiti da silicio, hanno un'efficienza ridotta e costi elevati. La sfida è rendere disponibile una tecnologia innovativa per utilizzare la radiazione solare. Tecnologia che in pochi anni potrebbe essere disponibile per la nostra casa.

Durante la conferenza stampa di presentazione tutti erano concordi nel fatto che Solartrento rappresenti un esempio concreto di passaggio dalle enunciazioni di principio ai fatti, dai risultati della ricerca alla produzione industriale. E dimostri anche la possibilità di mettere insieme competenze diverse per sviluppare una soluzione energetica innovativa, concorrenziale rispetto ad altri sistemi e rispettosa dell'ambiente.

Solartrento è una impresa basata sul know-how sviluppato dall'Università di Trento.I risultati del brevetto internazionale del concentratore solare sono stati acquisiti da Gruppo Trentino Servizi, Consorzio Lavoro e Ambiente e Marangoni Meccanica che hanno affidato al Dipartimento di Fisica l'incarico di sviluppare il prototipo industriale.

Il 15 maggio 2008 è stato firmato un contratto conto terzi di circa un milione di euro, con il quale i tre soggetti privati chiedono al Dipartimento di Fisica di sviluppare il prototipo del concentratore solare in un ambiente industriale: l'attività di ricerca avrà una durata di circa tre anni.

Il concentratore solare per le sue caratteristiche può operare con celle fotovoltaiche a rendimenti fino a 3 volte superiori rispetto ai pannelli tradizionali.Potrà essere utilizzato in tre settori: produzione di acqua calda ad altissima efficienza; produzione di corrente elettrica e termica tramite motori tipo Stirling; produzione di corrente elettrica con celle solari ad alta efficienza (35%), come quelle attualmente utilizzate nei satelliti spaziali.

Fonte Baglivi

IN ARRIVO L'IPHONE AD ENERGIA SOLARE

Il brevetto di Apple prevede la realizzazione di dispositivi con alcune celle fotovoltaiche sotto la superficie.

L'idea, dopotutto, è in circolazione da parecchio tempo: esistono calcolatrici, qualche cellulare e persino alcuni navigatori satellitari che funzionano a energia solare. Nessuno di questi dispositivi - calcolatrici a parte - ha però mai riscosso un successo strepitoso; ora che anche Apple è della partita, tuttavia, le cose potrebbero cambiare.

La richiesta di brevetto avanzata dalla Casa di Cupertino, infatti, copre "celle solari integrate in un dispositivo portatile'' e disposte su tutta la superficie (protette da materiale trasparente o semitrasparente) in maniera tale che alcune celle siano sempre in funzione, "anche se le altre sono coperte".
Non solo: lo strato di celle fotovoltaiche in questione potrebbe trovare alloggiamento anche al di sotto di uno schermo Lcd: in tal modo anche il display del dispositivo sarebbe in grado di sfruttare la luce per produrre "il voltaggio desiderato".

Potrebbe essere quindi prossima la fine delle preoccupazioni per l'autonomia delle batterie: il cellulare, il portatile, il lettore mp3 (o, meglio: l'iPhone, il MacBook, l'iPod) saranno in grado di ricarsi da sé anche lontano da una presa di corrente.

Già Motorola, nel 2001, aveva richiesto un brevetto analogo per integrare display a cristalli liquidi e celle fotovoltaiche; Apple tuttavia pare la prima a voler brevettare la realizzazione di dispositivi mobili la cui intera superficie sia in grado di ricavare energia dalla luce.

Al di là delle questioni burocratiche, resta ora da vedere in che misura si riuscirò a realizzare in concreto questo genere di dispositivi: ciò richiederà di superare quegli stessi problemi tecnici che finora non hanno permesso a Motorola di lanciare su larga scala una serie di prodotti a energa solare.

Fonte Zeus news

mercoledì 28 maggio 2008

G8, vertice Kobe: Obbiettivo riduzione gas serra del 50% entro il 2050

Dimezzare le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra entro il 2050: questa la forte raccomandazione emersa dalla riunione dei ministri dell'Ambiente del G8.

Nell'annuncio finale del summit di Kobe c'è poco spazio, a causa delle marcate divergenze emerse, per l'obiettivo di medio termine del 2020 su cui l'Unione europea (e la Germania in particolare) ha puntato in modo rilevante.
Il vertice giapponese si chiude quindi con una generica dichiarazione di intenti sulla necessità di dimezzare le emissioni inquinanti entro il 2050. Mentre si chiede alle «nazioni sviluppate» il compito e la responsabilità di prendere l'iniziativa sul taglio delle emissioni.

«Il principale risultato è sul cambiamento climatico: abbiamo espresso con forza di voler giungere a un accordo in Toyako, nel G8 dei capi di Stato di luglio, per dimezzare le emissioni entro il 2050», ha detto in conferenza stampa il ministro giapponese, Ichiro Kamoshita. «Le nazioni avanzate - ha sottolineato - dovranno dar prova di leadership per centrare l'obiettivo». Il riferimento, in questo caso, è al picco delle emissioni atteso entro i prossimi 10 o 20 anni che richiederà il lavoro con i Paesi in via di sviluppo ed emergenti per contenere il rilascio di gas nocivi.

I ministri, però, non hanno fatto menzione dei rapporti scientifici secondo cui i paesi ricchi devono effettuare riduzioni del 25-40 per cento entro il 2020 per evitare ilriscaldamento del pianeta di due gradi. Unione Europea, Onu e associazioni ambientaliste avevano invece puntato su una indicazione da parte del G8. «Siamo convinti - dice il ministro Stefania Prestigiacomo commentando le tre iniziative sottoscritte a Kobe - che la collaborazione internazionale, le 3R (raccolta, riciclaggio, riutilizzo, ndr) e la biodiversità sono aspetti fondamentali di cui terremo conto nel prosieguo dei lavori. Così come delle relazioni con i Paesi in via di sviluppo con i quali organizzeremo un lavoro il più inclusivo possibile per centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti».

Per l'Italia il prossimo sarà un anno importante, in quanto reggendo la presidenza del G8, dovrà gestire le trattative per il protocollo post Kyoto. Il prossimo summit ambientale del G8, anticipa Prestigiacomo, si terrà «in primavera nel Sud Italia e spero di poterlo organizzare in Sicilia, la mia regione».


L'Ue punta al taglio del 20% delle emissioni entro il 2020, offrendo l'aumento al 30% in caso di accordo generale.


Gli Stati Uniti non hanno vincoli di medio termine chiedendo che Paesi emergenti, come la Cina, forniscano precise indicazioni. IlGiappone non ha ancora obiettivi al 2020. Il numero due della delegazione Usa (unico tra i grandi Paesi a non aver aderito a Kyoto), Scott Fulton, osserva da parte sua che quello di Kobe «è stato un meeting di discussioni, non di decisioni. Ci si è confrontati, anche con prese di posizione dure, ma si sono fatti passi in avanti». Fulton, come del resto Kamoshita, ritiene sia prematuro fissare target intermedi che dovranno essere definiti in vista della negoziazione più ampia del protocollo post Kyoto, che sarà discusso a Copenhagen a dicembre 2009.«Ridurre del 50% le emissioni di CO2 entro il 2050 è un obiettivo sufficientemente ambizioso, ma troppo lontano nel tempo per essere credibile» così Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente del governo ombra del Pd, commenta l'annuncio finale del summit di Kobe in Giappone.


«L'Europa - esorta - deve tenere salda la sua posizione e perseguire nella politica di mantenere obiettivi a più breve scadenza. Su questa partita il Vecchio Continente ha la chance di svolgere un ruolo politico di primo piano dello scenario mondiale, come capofila di politiche virtuose per combattere i mutamenti climatici». Per quanto riguarda il nostro paese, il gap che abbiamo rispetto agli obiettivi fissati dal Procollo di Kyoto, fa notare Realacci, «è ancora troppo alto, ma invertire la tendenza è ancora possibile. Su questo punto - rimarca - si gioca la credibilità del Governo Berlusconi e del Ministro Prestigiacomo».


Fonte ilmessaggiero.it

martedì 27 maggio 2008

APPLE TRAFORMA LO SCHERMO LCD IN UN PANNELLO FOTOVOLTAICO

Si tratta per ora di un sempice brevetto che integra un pannello solare nella struttura del display LCD. Sarà così possibile caricare le batterie durante l'utilizzo.

Non solo un semplice monitor, ma anche un pannello fotovoltaico che, nei momenti di esposizione alla luce solare sia in grado di fornire energia alla batteria, allungandone così la longevità. Il brevetto in questione è stato registrato il 24 di Aprile e apre numerosi scenari di utilizzo, dopo la valigetta solare, di cui abbiamo parlato in questo articolo, ecco quindi un'altra possibile soluzione.
Ad oggi non sono ancora emerse indicazioni circa le possibili applicazioni.
L'idea di per sé non è nuova, l'aspetto realmente "rivoluzionario" dell'idea riguarda il posizionamento delle celle fotovoltaiche: se i primi prototipi prevedevano l'utilizzo di pannelli solari sul dorso del dispositivo, Apple è intenzionata a mettere questi al di sotto del display LCD. Grazie a questo stratagemma il design del prodotto, che la società di Cupertino cura sempre tantissimo, rimarrà intatto.
A nostro giudizio sono molteplici le limitazioni; con la tecnologia attuale pensare di poter utilizzare un pannello fotovoltaico delle dimensioni del display di un iPod o di un iPhone per ricaricare le batterie è quantomeno utopistico. Se si considera inoltre che questo tipo di dispositivo viene tenuto per buona parte del suo tempo in tasca, pensare di poter eliminare il carica batterie da muro diventa proprio un'idea da dimenticare.

ENERGIA SOLARE, IN CALO I COSTI DI PRODUZIONE

Secondo i dati di Photon International, ripresi stamane dagli analisti di AbaxBank, la produzione di celle fotovoltaiche è passata da 1.256 ( Mwp equivalenti) nel 2004 a 2.540 nel 2006.

La potenza in termini di celle prodotte nel 2006 è cresciuta del 40% rispetto al 2005. Circa il 90% del mercato è costituito da celle cristalline (di cui 46,5% policristalline e 43,4% monocristalline). La quota dei film sottili è cresciuta nel 2006 sino al 7,6%, il 2% è costituito dalle celle Ribbon & sheet. A livello mondiale, proseguono gli esperti, il leader di produzione di celle è Sharp con una quota del 23,6%, in seconda posizione la tedesca Q-Cells con una quota di mercato del 10% (253 MWp); al terzo posto la giapponese Kyocera con una quota del 7,5%. In Europa il paese leader nella produzione di celle rimane la Germania con una potenza di 1.150 Mwp (potenza istallata a fine 2006: 3.036 MW).

Il governo tedesco sta però valutando l’ipotesi di rivedere al ribasso gli incentivi per l’energia fotovoltaica. In Europa, distanti dalla Germania seguono nella produzione di celle Spagna, Italia ed Olanda. Secondo Photon entro il 2010 costo dell’energia fotovoltaica potrebbe avvicinarsi sensibilmente a quello dell’energia termoelettrica: il costo solare potrebbe raggiungere per Kw ora 0,18 dollari in Germania e 0,12 dollari in Spagna ed alcuni produttori potrebbero giungere sino a 0,10 dollari, “prezzo molto vicino a quello dell’energia prodotta da centrali a carbone”. Da notare tuttavia, sottolineano gli uomini di AbaxBank, che i valori indicati non sono al consumatore e considerano i costi di istallazione e produzione; attualmente il costo del fotovoltaico è di circa 0,25 dollari per Kw/ora. (l.s.)

Dall’Università di Trento un concentratore solare da 2.000 soli

La società Solartrento produrrà entro tre anni un prototipo da usare per la produzione di acqua calda ed elettricità.

E’ stata presentata oggi, attraverso una conferenza stampa, la società Solartrento, nata per produrre un nuovo prototipo di concentratore solare. Realizzato dai ricercatori del dipartimento di Fisica dell’Università di Trento si tratta di un sistema fotovoltaico a concentrazione con rendimenti tre volte superiori alle celle solari tradizionali. L’apparecchio, formato da specchi parabolici, concentra su pochi centimetri quadrati una quantità di radiazione solare pari a duemila soli. I risultati del brevetto internazionale sono stati acquisiti da Gruppo Trentino Servizi, Consorzio Lavoro e Ambiente e Marangoni Meccanica spa che hanno affidato al Dipartimento di Fisica l’incarico di sviluppare il prototipo. Alla società Solartrento il compito di produrre entro tre anni un prototipo da usare, per la prima volta, nell’industria per produrre acqua calda e corrente elettrica.

Fonte rinnovabili.it

Nel 2007 l'eolico ha sorpassato il nucleare

Il 2007 è stato l'anno del sorpasso: a livello globale, dal punto di vista dei nuovi impianti, l'eolico ha battuto il nucleare.

L'anno scorso sono stati installati 20 mila megawatt di eolico contro 1,9 mila megawatt di energia prodotta dall'atomo. È un trend consolidato da anni e destinato, secondo le previsioni, a diventare ancora più netto nei prossimo quinquennio. Ma non basta. Per la prima volta l'eolico ha vinto la gara anche dal punto di vista dell'energia effettivamente prodotta. I due dati non coincidono perché le pale eoliche funzionano durante l'anno per un numero di ore inferiore a quello di impianto nucleare e dunque, a parità di potenza, producono meno elettricità.

Fonte La Repubblica

Eolico Off-shore: Puglia chiede al Ministero di sospendere la VIA degli impianti pugliesi

La Regione Puglia chiede di occuparsi direttamente dell'istanza di compatibilità ambientale riguardanti i futuri parchi eolici pugliesi.
L'assessorato all'Ecologia della Regione Puglia ha formalmente chiesto al ministero dell'Ambiente di sospendere le procedure di 'Valutazione d'impatto ambientale' (Via) per impianti eolici off-shore programmati in Puglia.
I Parchi eolici off-shore programmati dovrebbero sorgere nei Comuni di Zapponeta, Margherita di Savoia e Manfredonia, nel foggiano, Brindisi e San Pietro Vernotico, nel brindisino, e Lecce.
L'assessorato chiede l'applicazione della normativa che affida alle Regioni,e non al Ministero, il compito di compiere l'istruttoria dei progetti.L'assessorato fa sapere che, poiche' l'istanza di compatibilita' ambientale e' stata presentata dalla societa' proponente solo al ministero, la Regione ha chiesto anche di ricevere tutta la documentazione e di sospendere la procedura avviata.

L'assessore all'Ecologia Michele Losappio dichiara:'In tempi di federalismo galoppante e' davvero strano che la nuova direzione del ministero dell'Ambiente tenda al centralismo ed a sottrarre alle Regioni le proprie competenze.

Fonte Baglivi

lunedì 26 maggio 2008

NUCLEARE: PISTELLA, IN ITALIA E' IRRINUNCIABILE

Il ritorno dell'energia nucleare in Italia e' "irrinunciabile". Lo sostiene il fisico nucleare Fabio Pistella, per 16 anni direttore generale dell'Enea e per 4 anni presidente del Cnr, attualmente presidente del Cnipa (Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione).

L'importanza del rilancio dell'atomo in Italia, spiega Pistella all'Agi, e' evidente da piu' punti di vista: "Da un punto di vista politico perche' in generale siamo l'unico paese del G8 che non utilizza l'energia nucleare. Se lo vediamo da un punto di vista di contenimento delle emissioni di Co2 nell'atmosfera, non vedo perche' dovremmo rinunciare a un approccio cosi' positivo. Inoltre, dal punto di vista della vulnerabilita' strategica, preferisco avere uranio stoccato che aspettare che qualche tubo corra il rischio di essere intercettato da qualcuno che ha in mano i rubinetti".

"Francamente - aggiunge il fisico - non riesco a capire qual e' la controindicazione". Anche sui tempi ipotizzati dal ministro Scajola per la realizzazione delle centrali, Pistella concorda con le previsioni del Governo: "Il ministro immagina che nell'arco di cinque anni si fara' tutto quello che serve per la tematica autorizzativa e questa mi sembra una stima ragionevole. Poi si pone la domanda del tempo di costruzione: la mia stima e' che 5-6 anni sono una cosa sensata. Da quel momento cominceremo ad avere i benefici dell'energia elettrica prodotta". Sul fronte dei problemi da affrontare in relazione al nucleare - sicurezza, scorie, proliferazione - Pistella risponde che "i problemi non sono nazionali ne' territoriali. Sono problemi che sono stati affrontati e risolti a livello di sistema paese. Sembra che siamo i primi e gli unici ad affrontare questi problemi, e invece non e' cosi'. La parola chiave di tutto questo e' Europa".

Fonte AGI


domenica 25 maggio 2008

Oro verde, biocarburanti da piante non commestibili

Il genoma di un fungo apre la strada a nuove produzioni.

Completato il sequenziamento dell’intero genoma del Trichoderma reesei, un fungo conosciuto per la sua capacità di scomporre e convertire biomassa vegetale in zuccheri semplici. Si prevede che il lavoro sviluppato da una squadra di ricercatori provenienti da Francia e Stati Uniti, in parte finanziato dall’UE, possa aprire nuove e più efficaci strade per la produzione di biocarburanti attraverso l’uso di piante non commestibili. Il Trichoderma reesei contiene molti enzimi cellulase che possiedono potenti capacità catalitiche per scomporre le piante. Il fungo fu scoperto per la prima volta nel sud del Pacifico durante la Seconda guerra mondiale, dove provocò il caos tra i marines che combattevano nella jungla consumando le loro uniformi e le tende. Per saperne di più su questi incredibili enzimi, i ricercatori hanno confrontato il genoma del fungo con altri tredici genomi fungini.

Con loro grande sorpresa hanno scoperto che il T. reesei possiede un numero notevolmente inferiore di geni che codificano le sue cellulase, molto meno degli altri funghi capaci di scomporre la parete cellulare delle piante. «Conosciamo la reputazione del T. reesei di essere un produttore di grandi quantità di enzimi degradanti, tuttavia siamo rimasti sorpresi dal ridotto numero ...

Fonte heos.it

Fiat, ecco Phylla la city car pulita fotovoltaica

Con le sue sole energie, grazie ai pannelli solari di cui è tappezzata, potrà percorrere fino a 18 kilometri al giorno.

Se poi, prima di partire o giunti a destinazione, si infilerà la sua spina in una presa per la corrente, ecco che la sua autonomia potrà salire fino a oltre 200 kilometri.
Con un costo di un euro ogni cento kilometri, pari a un decimo di quanto si spende oggi, in media, per un'utilitaria. Promette grandi cose Phylla, la city car messa a punto dal Centro ricerche Fiat, dal Politecnico di Torino e da un team di imprese piemontesi. Anche perchè la vettura non ha la tipica carrozzeria da vettura fotovoltaica, cioè bassa e schiacciata, quasi un osso di seppia. La Phylla, invece, appare come una normale vettura segmento A.
Nel corso degli stati generali dell'energia del Piemonte è stato presentato il primo prototipo: per vederlo marciare si dovrà attendere l'estate, quindi entro il 2010 verrà consegnata la prima flotta, di alcune decine di esemplari. Dietro al progetto c'è la Regione Piemonte, che – con un investimento di poco superiore al milione di euro – ha fatto sedere attorno allo stesso tavolo il meglio della ricerca, del design e dell'industria automotive piemontese. «Un anno fa ho chiesto un'auto solare – spiega Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte -, adesso mi ritrovo con molto di più: abbiamo costituito una squadra che in futuro potrà regalarci grandi soddisfazioni».La novità di Phylla, dal greco «foglia», è tutta contenuta nel telaio: è qui che c'è il motore e anche le batterie, di ultima generazione. «Per quanto riguarda gli allestimenti, saremo completamente flessibili», assicura l'ad del Centro ricerche Fiat Nevio Di Giusto: dal prototipo di Phylla potranno nascere city car urbane (capaci di portare fino a quattro persone), ma anche van per il trasporto, mezzi speciali. Non a caso, i primi esemplari verranno utilizzati nell'aeroporto di Torino-Caselle come auto «follow me». Le caratteristicheLunga poco meno di tre metri e larga 1,6, Phylla pesa 750 kilogrammi. Capace di passare da zero a cinquanta kilometri in sei secondi, avrà una velocità massima di 130 chilometri all'ora. Per ricaricarla completamente basteranno tra le quattro e le cinque ore, a seconda della portata delle rete.
Fonte ilsole24ore.com

sabato 24 maggio 2008

I Paesi del G8 cercano una strategia comune per cercare di combattere l’effetto serra

KOBE (Giappone) - I ministri dell’Ambiente degli Otto Grandi si ritrovano oggi a Kobe per la riunione di tre giorni dedicata all’effetto serra e al confronto sulle linee guida per dimezzare, entro il 2050, le emissioni di gas responsabili del riscaldamento globale.I titolari dei dicasteri ambientali di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia (con l’esordio internazionale della neo ministro Stefania Prestigiacomo, che arrivà oggi nella città nipponica), Giappone, Russia e Usa dovranno discutere le misure per la protezione della diversità biologica e per garantire l’uso efficiente delle risorse secondo il principio delle ’3R’ (Reduction, Re-use e Recicling) e cioè riduzione dei rifiuti, promozione del riutilizzo e riciclaggio.Il Canada è rappresentato dal ministro dell’Ambiente John Baird.Il vertice, in programma da oggi, 24 maggio, a lunedì 26 maggio, vuole inoltre favorire la cooperazione tra gli Stati e, al tempo stesso, promuovere la politica dei “co-benefici”, l’approccio cioè capace di aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la crescita economica ecocompatibile ed equilibrata a fronte di un ritorno generale che consiste appunto nel recupero dell’ambiente.L’evento sarà presieduto dal ministro giapponese, Ichiro Kamoshita, che si farà portatore della proposta “settoriale”, che si basa sull’individuazione del potenziale di riduzione dei volumi di gas su un comparto industriale, area per area di attività. Contrari si sono mostrati paesi (Francia in testa), che hanno proposto target di riferimento generali come misura più efficace. Per quanto riguarda l’Ue, in linea di principio si è detta d’accordo nel dimezzare le emissioni entro il 2050, e ha presentato un piano per ridurle del 20% entro il 2020. Contrari a limiti vincolanti sono invece gli Usa, il cui presidente uscente Bush ha presentato un piano secondo cui le emissioni statunitensi continueranno a salire per altri 17 anni, e i Paesi in via di sviluppo come India e Cina: questi ultimi sostengono infatti che pur essendo dei forti emettitori in senso assoluto, la loro produzione di CO2 procapite è molto inferiore a quella degli occidentali.
Se le principali industrie nipponiche hanno a lungo sostenuto la contrarietà alla riduzione obbligatoria delle emissioni rilevando che l’attuale sistema volontario sia già sufficiente, alcuni Paesi europei, tra i più critici, hanno detto che un sistema di quest’ultimo tipo darebbe poco slancio alla riduzione delle emissioni.Kamoshita, il cui ministero è favorevole a una più aggressiva lotta contro le emissioni, ha replicato nei giorni scorsi che l’attuale sistema «delle azioni volontarie da sole non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi. Significa che dovremo introdurre incentivi per incoraggiare l’industria a fare riduzioni».L’appuntamento di Kobe, dove ci saranno anche i rappresentanti di economie emergenti come Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa, avrà pure il valore particolare d’incontro preparatorio del summit del G8 di Hokkaido del prossimo luglio, in cui il coordinamento delle politiche di riduzione del riscaldamento globale sarà uno dei temi principali all’ordine del giorno.

Fonte Corriere.com

LA SFIDA DEL NUCLEARE, PARTE IL PIANO: COSTRUIRE 5 CENTRALI IN 10 ANNI

Il piano: almeno cinque centrali da avviare in cinque-dieci anni, impianti di terza generazione, siti vicini a grandi fiumi, sulle coste, comunque a poca distanza dall’acqua, una capacità tra i 10 e i 15mila megawatt, una percentuale del 20% di energia da ottenere a emissione zero. E un obbiettivo: rendere l’Italia indipendente dal punto di vista energetico dagli altri Paesi.
Dopo la paura di Chernobyl e il no del voto plebiscitario dell’87, l’ambizione del nucleare non si è mai estinta. In vent’anni il sogno dell’atomo è stato coltivato nello studio, negli investimenti all’estero, nell’acquisizione di know how che ora, dopo l’annuncio congiunto del ritorno al nucleare fatto dal ministro Claudio Scajola e dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, vengono a galla. Enel, Edison, A2A e anche Eni raccolgono la sfida: l’Italia può avere presto le sue centrali, l’obbiettivo dei «cinque anni per posare la prima pietra» di Scajola è possibile dal punto di vista tecnico. La corsa ha inizio. E non è detto che sia una sfida: la proposta di A2A, prima utility d’Italia dal pedigree lombardo, è quella di seguire il modello di gestione finlandese. Non è una stravaganza, ma una proposta di alleanza: un consorzio tra i grandi, ma anche tra i consumatori di energia, per la gestione degli impianti con l’amministrazione affidata ad Enel, l’azienda italiana che vanta la più grande esperienza nel settore del nucleare. Un traguardo non troppo utopistico sarebbe quello di arrivare entro il 2020 a riequilibrare le fonti energetiche per stare in linea con il Trattato di Kyoto e ridurre le emissioni di Co2 grazie all’abbattimento del tabù atomico.
I lavori possono iniziare entro 4 anni. Sono i tempi di Enel, calcolando che le professionalità interne sono in grado di portare a termine progetto preliminare ed esecutivo di una centrale in 2-3 anni. Per la fatidica posa della prima pietra tutto dipenderà dai tempi legislativi. È necessario istituire una legge di regolamentazione, norme di eventuale indennizzo per la popolazione, dare vita a una Authority che controlli e che vigili. Nella progettazione Enel ogni centrale avrebbe una capacità di 1.600-1.800 megawatt, con tempi di costruzione di circa 4 anni. L’ipotesi ragionevole è quella di conclusione dei lavori nel 2016. Il costo preventivato è di circa 3 miliardi di euro a centrale. Le tecnologie allo studio sono quelle francesi, americane, e canadesi, un modello che interessa a Enel con una possibile collaborazione a due impianti di questo tipo in Romania.

La soluzione del Po. È la localizzazione proposta dall'amministratore delegato di Edison, Umberto Quadrino. L’acqua è fondamentale per le procedure di raffreddamento e dunque gli spazi costieri e quelli dove il grande fiume è più robusto sarebbero i siti naturali per la costruzione di nuove centrali. Una mappa delle possibili opzioni ancora «non c’è», si fa notare. Edison vede una tabella di marcia più cauta: almeno un anno di discussione parlamentare, due di autorizzazioni ambientali e poi lavori che potrebbero comunque essere conclusi entro il 2019. Si sottolinea come l’azienda abbia una particolare attenzione al dialogo con le popolazioni. La questione del nucleare va affrontata «senza preconcetti», è il pensiero dell’ad di Edison.

La gestione in consorzio e la tentazione dell’Eni. A2A lavora da un anno a un consorzio sullo studio del nucleare che si chiama EnergyLab e di cui fanno parte le cinque università milanesi, Regione Lombardia, le fondazioni Edison e Aem. È questo il modello proposto: un consorzio per avviare le nuove centrali. Da A2A sottolineano come sia indispensabile la revisione delle procedure di autorizzazione e la semplificazione delle norme. Si parla addirittura di 5 anni per progettazione e realizzazione. In Italia con il nucleare il costo del combustibile potrebbe ridursi da «65 euro a megawatt ora», a «5-7 euro con la tecnologia atomica», è il calcolo del numero uno di A2A, Giuliano Zuccoli. Dall’Eni per ora sono arrivati commenti positivi alle intenzioni del governo, ma nessun annuncio ufficiale. Negli anni del boom dell’atomo c’era Agip Nucleare, poi smantellata. Ma alcuni dei «cervelli» potrebbero non essere andati in pensione.

Fonte ilgiornale.it