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sabato 31 maggio 2008

Ibm: le celle solari costeranno meno, grazie al metallo liquido

Rivoluzione annunciata per gli impianti fotovoltaici: i ricercatori di Big Blue hanno scoperto un sistema per concentrare, con meno componenti, fino a 230 Watt di energia in una cella di un centimetro quadrato.

I parchi solari del futuro produrranno elettricità a costi molto inferiori rispetto a quelli attuali.
La promessa di impianti fotovoltaici capaci di sfruttare meglio l’energia del sole quale fonte rinnovabile è arrivata da Ibm, che ha messo a punto un nuovo sistema capace di catturare fino a 230 watt di energia. Per i profani della materia, vedi chi vi scrive, si sappia che è il valore più alto mai raggiunto in uno spazio grande quanto una cella solare di un centimetro quadrato.
L’energia in questione viene poi convertita in 70 watt di energia elettrica, una quantità circa cinque volte superiore a quella erogata dalle comuni celle dei pannelli solari tradizionali basati su concentratori fotovoltaici. Il risultato è quindi il seguente: maggiore energia disponibile a costi inferiori. Che è un po’ quello che stanno dicendo, a vario titolo e in diversi campi, tutti i produttori hi-tech.

Ibm è consapevole del fatto che portare il progetto di cui sopra dal laboratorio alla fabbrica e quindi sul mercato e ai consumatori non è una cosa così scontata ma se questo progetto dovesse concretizzarsi è convinta che le spese necessarie per alimentare un parco solare a pannelli fotovoltaici. E questo semplicemente perché la concentrazione di una maggiore quantità di luce su ciascuna cella (con lenti più grandi) diminuirebbe sensibilmente il numero di componenti di cui necessita l’impianto. L’esempio che spiega meglio la rivoluzione solare è il seguente: passando da un sistema a 200 “sun” (un “sun” è un’unità di misura dell’energia catturata a mezzogiorno in una limpida giornata estiva), dove si concentrano sulla cella circa 20 watt di potenza, a uno da 2000 sun, dove i Watt salgono a 200, la tecnologia adottata dai ricercatori di Big Blue riduce il numero di celle fotovoltaiche e degli altri componenti di un fattore pari a 10. Per farlo è però necessario supportare il calore che si sprigiona sulla cella, sufficiente a fondere l’acciaio inossidabile.


Ed è qui il segreto della scoperta Ibm: mutuando le tecniche di raffreddamento dei microprocessori per computer, la cella solare viene raffreddata tramite uno speciale strato a metallo liquido (un composto di gallio e indio), che abbassa la temperatura da oltre 1600 a soli 85 gradi Celsius.

E per quanto sia difficile capire quanto questo risparmio si manifesti in concreto, crediamo che per l’ambiente e la salute del pianeta possa essere una bella notizia.

Fonte mytech.it

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