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martedì 3 giugno 2008

G8 verso obiettivi di riduzione CO2, ma gli USA remano contro

Washington vuole che sia il gruppo dei “Major economies leader” a divenire sede decisionale in materia di emissioni e obblighi vincolanti.

La strada del G8 per l’individuazione di obiettivi di riduzione, per le emissioni effetto serra, continua ad essere in salita. Secondo quanto rivelato dall’agenzia Reuters, gli Stati Uniti presenteranno una bozza di dichiarazione in cui chiederanno che sia il gruppo dei “Major economies leader”, (chiamato anche gruppo dei “Maggiori produttori di emissioni”) a diventare il forum per queste decisioni, e non il G8. La riunione di questo gruppo, creato dal presidente Bush nel 2007, cui fanno affidamento gli USA si terrà ai margini del vertice G8. Ne fanno parte oltre agli Stati Uniti anche Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Sud Corea, Sudafrica e UK, insieme a UE e ONU. La richiesta di Washington è chiara: “Noi saremmo pronti a discutere di obiettivi a medio termine nel G8 solo se il gruppo delle Maggiori Economie non lo farà, e solo se si enfatizza la necessità di un’adesione delle maggiori economie emergenti”. Ma nella bozza non si fa alcun accenno né al taglio del 50% delle emissioni del 1990 entro il 2050, obiettivo informale che dovrebbe essere adottato al vertice di Hokkaido (7-9 luglio), né vengono fornite indicazioni per il medio termine. A questo va ad aggiungersi anche la notizia che Bush sarebbe intenzionato a mettere il veto a una legge, al momento all’esame del Congresso, che mira a ridurre le emissioni nazionali di gas serra del 66% entro il 2050. Sembra non aver sortito alcun effetto neanche la petizione firmata da 1.700 personaggi di spicco (tra cui sei premi Nobel, 30 membri della National Academy of Sciences e più di 100 membri del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e presentata al governo statunitense solo qualche giorno fa per chiedere di “mettere da subito la nazione su un percorso per ridurre dell’80% i livelli delle emissioni del 2000 entro il 2050”.

Fonte rinnovabili.it

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