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martedì 13 maggio 2008

E quando il nucleare?

L’ENI E L’ENEL due colossi per l’approvvigionamento e la distribuzione dell’energia, e operanti nel settore del gas e del petrolio, fonti primarie in Italia per la creazione della stessa, vantano sempre risultati eccellenti nella stesura dei loro bilanci, utili da capogiro, distribuendi in aumento per gli azionisti, fra cui però vi è anche lo stesso stato. Tutto ciò è in prima analisi confortante perché fa pensare che nel settore energetico non esistano problemi gestionali, operativi, ma anzi vi è una costante preoccupazione per gli utenti, e per la efficienza dei servizi loro offerti, da un punto di vista logistico ed economico.

A questo si contrappone infatti un costante aumento delle tariffe praticate, a pericoli di insufficiente fornitura dei prodotti necessari per il loro utilizzo in diversi e svariati settori, ad aumenti puntualmente ricorrenti al crescere del costo delle “materie prime”, il tutto per garantire al prodotto un alto valore aggiunto. E ciò si ripete spesso senza pensare a soluzioni alternative, ad aumenti di investimenti per la ricerca di soluzioni ottimali, adducendo sempre motivazioni ormai scontate. Soprattutto non si può contare in modo esclusivo sull’approvvigionamento da paesi che non garantiscano per motivi politici l’approvvigionamento stesso.

E non è possibile che si continui sempre allo stesso modo, per incrementare utili gestionali con aumenti di tariffe per il comune cittadino: ed è senz’altro non il cittadino che negò un referendum sul nucleare, ma qualcuno che con forti spinte emotive, non razionali, e per altri interessi, indusse gli italiani, circa 20 anni fa, a dire no a forme energetiche che ora avrebbero pesato assai meno sulle loro tasche e sull’economia in generale vittima sempre dei costi dei prodotti energetici tradizionali.

Per questo, come era stato sottolineato da tutti, durante la campagna elettorale, occorre un cambiamento di rotta nel settore nucleare, e come soddisfazione alle richieste di energia e per non restare indietro addirittura essere tagliati fuori dalla maggior parte dei paesi che hanno fatto questa scelta tenendo conto anche della futura scarsità delle materie prime in tale settore. Può essere considerata una scelta coraggiosa ma non lo è per i vari aspetti connessi della sicurezza, e perché è una scelta ormai indifferibile.
Guido Pacetti Bustini

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